Uno dei dischi che più di altri rappresenta il senso del viaggio e della contaminazione, che l’etichetta Itinera ha inteso intraprendere sin dalla sua nascita, s’intitola “Sea inside”. Qui, quattro musicisti di diversa provenienza geografica e culturale, si ritrovano in un progetto di grande impatto emotivo. L’argentino Javier Girotto ai sassofoni e flauto, l’israeliano Avishai Cohen al contrabbasso e gli italiani Roberto Gatto alla batteria e Francesco Nastro al pianoforte. Napoli, Buenos Aires, Tel Aviv e il mare di mezzo. Il mare che unisce aree geografiche apparentemente distanti; linguaggi diversi che diventano un dialetto unico. Ed è proprio questa la magia: ritrovarsi e dialogare attraverso la musica, arricchendo l’orizzonte di ognuno e offrendo all’ascoltatore un jazz che sa essere unico e moderno.
Certo le sfumature argentine del tango restano sempre in primo piano. Ma la forte personalità dei componenti di questo disco riesce a rendere le nove composizioni un meticciato che sa raccontare la cifra stilistica di ognuno. A iniziare dal pianista Francesco Nastro, uno dei più interessanti musicisti e compositori della cosiddetta “scuola napoletana”, che fonde nella sua scrittura tanto la lezione classica che il gusto per strutture armoniche aperte. Senza mai perdere di vista il senso melodico, il piano di Nastro intreccia senso dello swing e ritmica incalzante, figlia di una tecnica strepitosa, e momenti nei quali, proprio la linea melodica, viene scomposta e sospesa in una rarefatta poesia.
A questo si aggiunge il contrabbasso di Cohen che dosa con grande maestria la pulizia formale e gli equilibri dati dal rapporto tra il suo contrabbasso e il resto della ritmica. In primo piano c’è il suo approccio alla materia jazzistica che guarda alle icone della musica afroamericana degli anni Settanta. Ma nella scelta dei soli ci sono anche le sue radici, che il contrabbassista israeliano tende sempre a far fluttuare all’interno della grammatica tradizionale. Così come accade per Girotto, che negli anni ha saputo offrire al suo suono un marchio di fabbrica inconfondibile, combinando l’incanto del tango con la tradizione più moderna del jazz. Cosicché da consolidare quel sapore romantico che la sua musica riesce a infondere.
Su tutto il drumming incalzante e preciso di Roberto Gatto, tra i batteristi più apprezzati in Europa. Che qui offre ai compagni di viaggio una base ritmica aperta sulla quale far calare le strutture armoniche per costruire composizioni solide, senza indecisioni formali. Un drumming che non prevarica mai e capace di stabilire il necessario interplay con i compagni di viaggio. Un disco dal suono maturo, che attraversa le nove tracce senza mai avere senso di spaesamento o indecisione.